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I lunedi’ dello Schmidl. “La Bohème”. Conversazione con ascolti: lunedì 9 maggio, alle 17.30, al Civico Museo Teatrale C.Schmidl

Lunedì 9 maggio, alle ore 17.30, nell’ambito del ‘cartellone’ dei “Lunedì dello Schmidl”, il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, in collaborazione con l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi”, propone una guida all’ascolto di “La Bohème”, l’opera di Giacomo Puccini in cartellone al Teatro Lirico G. Verdi di Trieste dal 13 al 21 maggio sotto la direzione del Maestro Renato Balsadonna. La guida all’ascolto dell’opera, col supporto di esempi musicali e video, sarà curata da Euro Gaspari e Giulio Delise.
“La Bohème”, opera in quattro quadri, libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger, su musica di Giacomo Puccini, ebbe la prima rappresentazione al Teatro Regio di Torino, il primo febbraio 1896, ed in quella occasione fu diretta dal ventinovenne Arturo Toscanini, alla guida di un cast di giovani cantanti. La critica accolse con perplessità il nuovo lavoro, ma la reputazione dell’opera aumentò progressivamente sino a trasformarla in una delle opere più popolari di tutti i tempi. Il libretto, un affresco in cui si alternano momenti di vivacità, di intimità incantevole, di rimpianto per il tempo trascorso, di tristezza dolorosa, prevede un buon numero di personaggi principali. Il quartetto di giovani amici bohémiens (il poeta Rodolfo, il pittore Marcello, il musicista Schaunard, il filosofo Colline) e le due fanciulle Mimì e Musetta sono tanto ricchi di simpatia ed entusiasmo quanto scarsamente dotati di denaro. Il dramma, suddiviso in quattro quadri, si conclude con la morte per tisi di Mimì tra le braccia dell’amato Rodolfo. Tuttavia, più che una trama vera e propria, vi è una sequela di situazioni liriche che si susseguono come in un caleidoscopio e che sono accomunate da un tema unitario, la celebrazione della giovinezza. La Bohème è uno dei grandi capolavori di Puccini, ricchissimo di memorabili pagine liriche (“Che gelida manina”, quadro primo) come anche di pezzi riconducibili a forme chiuse («Vecchia zimarra», quadro quarto), caratterizzato tuttavia dalla creazione di un continuum sonoro modellato sulle specifiche esigenze drammatiche del modernissimo soggetto.
A Trieste l’opera ebbe la sua prima rappresentazione al Teatro Comunale il 9 febbraio del 1899, a tre anni esatti dalla première torinese, con Rosina Storchio nei panni di Musetta, Pietro Zeni in quelli di Rodolfo e Guglielmo Caruson in quelli di Marcello. Nel medesimo Teatro, intitolato nel frattempo a Giuseppe Verdi, sarebbe ricomparsa per una ventina di volte. Ultima, in ordine di tempo, quella dell’aprile 2012.
L’ingresso alla manifestazione di lunedì 9 maggio è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Comts/RF

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