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Karel Moor, il Dvořák dell’Adriatico

Conversazione di Ivano Cavallini e Massimo Favento
Lunedì 17 febbraio 2020 ore 17.30

«Karel Moor, il Dvořák dell’Adriatico» è il titolo della conversazione di Ivano Cavallini e Massimo Favento, in calendario lunedì 17 febbraio 2020 alle ore 17.30, presso la Sala “Bobi Bazlen” al piano terra di Palazzo Gopcevich, nell’ambito del cartellone dei «Lunedì dello Schmidl».

Introdotti da Stefano Bianchi, Conservatore dello “Schmidl” e curatore della rassegna dei «Lunedì», Cavallini e Favento illustreranno il nuovo progetto organico della serie “Sonora – Profili Musicali” del Lumen Harmonicum dedicata a Karel Moor, compositore boemo (Lázně Bělohrad 26.XII.1873 – Praga 30.III.1945) attivo a Trieste tra il 1901 e il 1905.
L’iniziativa del Lumen Harmonicum (struttura di produzione artistica ed editoriale dedita alla valorizzazione di testimonianze culturali della nostre terre) ha goduto del sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e del patrocinio dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018. Nel corso dell’appuntamento del «Lunedì dello Schmidl» saranno presentati i risultati del progetto, che si sostanziano nella prima traduzione in italiano di «Karel Martens. Romanzo d’un Giovane Artista» scritto da Moor a Trieste, nel volume degli Atti del Convegno Internazionale «Karel Moor. Musicista “migrante” nella Mitteleuropa del ’900 dalla Praga di Antonín Dvořák alla Trieste di Italo Svevo fino ai nuovi Paesi slavi del Sud» e nel triplo CD «Karel Moor. Musica da Camera», registrato dal Lumen Harmonicum quale corollario alle due pubblicazioni.
Il caso di Karel Moor, spiega Massimo Favento, «ennesimo “K” della cultura boema, è una testimonianza paradigmatica di quell’ultimo folle slancio creativo ultra-romantico che inondò le sponde dell’Adriatico all’inizio del ’900. Preparazione raffinata, immancabile background mitteleuropeo tra nevrosi patologica ed entusiasmo incontenibile s’alternano in un artista che scelse di esprimere a tutto tondo il proprio Io, tra musica e letteratura, in una città, la Trieste Musicalissima di allora, che faceva eco a tutte le maggiori correnti culturali europee tra tradizione, rigurgiti beethoveniani, sbornie wagneriane, avanguardie agguerrite, ironie sveviane e utopie joyciane. Nato nella tranquilla provincia boema attorno a Praga, carattere inquieto e artista prolifico, Karel Moor partecipò con energia e vigore allo sviluppo della cultura ceca e delle realtà nazionali in cui si trovò ad operare. Bohémien autentico, Moor mise in musica anche Ibsen, quasi a voler anticipare chi lo avrebbe poi riconosciuto nella schiera dei “Figliastri di Dio in Terra”, categoria tutta ibseniana adatta per artisti tormentati come lui, protagonisti di una delle epoche più folli quanto pirotecniche della cultura europea».
L’ingresso alla manifestazione è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Karel Moor in un disegno di Mauro Zavagno

Palazzo Gopcevich

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