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17. L’ottava sala. Dal fortepiano all’autopiano

Questa sala e la successiva illustrano lo sviluppo degli strumenti a tastiera e di quelli meccanici dal fortepiano all’autopiano.
La storia degli strumenti meccanici iniziò nell’antichità classica, raggiungendo la massima fioritura tra la metà dell’800 e gli inizi del ’900, quando la ricerca si indirizzò, oltre che alla riproduzione, anche alla conservazione del suono.
La pianola a dita meccaniche e l’autopiano rappresentano gli esiti più sofisticati dell’automazione degli strumenti, simulando perfettamente un’esecuzione dal vivo. L’utilizzo dei rulli di carta perforata in luogo dei precedenti cilindri chiodati permise inoltre di aumentare enormemente la durata dell’ascolto, consentendo di riprodurre intere composizioni, nonché di ampliare il repertorio dalla musica sinfonica e operistica fino a quella ballabile. L’enorme impulso alla produzione degli strumenti meccanici e dei loro supporti in Europa e in America si interruppe tuttavia bruscamente negli anni ’20 del ’900 con la rapida diffusione del grammofono.

Il pianoforte Pleyel

I pianoforti usciti dalla fabbrica francese della famiglia Pleyel erano gli strumenti prediletti da Frederyk Chopin, in quanto perfettamente rispondenti alle esigenze di raffinatezza del suono e della cantabilità tipiche della sua poetica. In casa Chopin usava proprio un pianino verticale Pleyel, lasciando agli allievi il pianoforte a coda.

L’autopiano

Gli ultimi vent’anni dell’800 e i primi venti del ’900 videro fiorire alcune invenzioni straordinarie nell’ambito della ricerca sulla riproduzione del suono con mezzi meccanici e sulla sua conservazione. Lo strumento in questo periodo raggiunse il massimo della sua raffinatezza quando il meccanismo divenne pneumatico, eliminando l’attrito di qualsiasi leva sulla carta. L’incredibile effetto di vera espressività interpretativa avveniva grazie ad alcuni accorgimenti tecnici che permettevano il controllo del pedale, dell’intensità del suono, della dinamica.

La pianola

Nella stessa sala si trova anche un modello di pianola prodotto a New York dalla Aeolian Company. Brevettata nel 1897, ha funzionamento pneumatico e utilizza gli stessi rulli di carta perforata, ma al contrario dell’autopiano, chiamato in inglese player piano, la pianola è un piano player, cioè un congegno che deve essere avvicinato a una tastiera di pianoforte in modo da far coincidere la sua serie di “dita” maccaniche con i tasti del pianoforte, come se ci fosse un vero pianista ad azionarli. L’invenzione scatenò la creatività di molti compositori (tra cui Igor Stravinskij, Paul Hindemith, Alfredo Casella, Georges Antheil), affascinati dalle straordinarie possibilità tecniche offerte dal nuovo strumento.

Il grammofono

Era il 1877 quando Thomas Edison riuscì nel suo intento di catturare le vibrazioni sonore per inciderle sulla superficie in cera di un cilindro. Era la nascita del fonografo. Solo dieci anni dopo il tedesco Emile Berliner cambiò il supporto cilindrico con un disco piatto, sul quale la musica poteva essere incisa e riascoltata con un nuovo mezzo: il grammofono. Il suono poteva finalmente essere conservato e riprodotto per dare inizio alla memoria sonora dell’umanità.

Palazzo Gopcevich

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