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BOHÈME

Lunedì 5 dicembre 2022, alle ore 17.30, per la rassegna dei «Lunedì dello Schmidl» alla Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich (Via Rossini 4) è dedicato a «Bohème» di Giacomo Puccini l’appuntamento FUORI SCENA, seconda tappa del nuovo ciclo di guide all’ascolto delle opere in cartellone al Teatro Verdi di Trieste. L’iniziativa si svolge nel segno della consolidata collaborazione tra il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” e la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.

L’opera, nella messinscena firmata, anche per le luci, da Carlo Antonio De Lucia (scene Alessandra Polimeno e Carlo Antonio De Lucia, costumi Giulia Rivetti) e nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, Orchestra Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste con la partecipazione del Coro “I Piccoli Cantori della Città di Trieste” (diretti dal Maestro Cristina Semeraro), sarà in scena dal 9 al 18 dicembre al “Verdi” di Trieste per la direzione musicale del Maestro Christopher Franklin, maestro del Coro Paolo Longo.

Allo “Schmidl” sarà il musicologo Paolo Di Nicola a raccontare l’opera di Puccini, avvalendosi anche di esempi musicali e video. Un gradito ritorno di un brillante conferenziere già apprezzato in passato.

«La Bohème», opera in quattro quadri su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa tratto da «Scènes de la vie de Bohème» di Henry Murger, è forse la più popolare tra quelle composte da Giacomo Puccini ed è ai vertici della classifica delle opere più rappresentate nei teatri di tutto il mondo. Andò in scena per la prima volta al Teatro Regio di Torino il primo febbraio 1896, diretta da un Arturo Toscanini ventinovenne. La prima a Trieste sarebbe seguita l’anno seguente, con 13 rappresentazioni al Politema Rossetti nell’aprile del 1897. L’opera sarebbe poi apparsa per la prima volta sulle scene del Comunale nel marzo del 1899.

E’ considerata un capolavoro per l’intenso lirismo melodico, l’armonia originale e raffinata,  il timbro strumentale vaporoso e, di certo, i suoi colori sono inconfondibili ed emozionalmente irresistibili. E’ la storia dell’impossibile speranza dell’amore, ambientata nella Parigi del 1830, e narra la vita di un gruppo di artisti del Quartiere Latino, giovanissimi e squattrinati. Il poeta Rodolfo e il pittore Marcello, mentre sognano il successo, devono anche pensare a come metter insieme il pranzo con la cena e a pagare l’affitto al padrone della squallida soffitta in cui abitano. A complicare le cose interviene l’amore o meglio la folle speranza che l’amore porta con sé, spesso destinata ad esser delusa. Rodolfo incontra la fioraia Mimì e Marcello l’effervescente Musetta, ma sulle loro promesse d’amore incombono la miseria, gli eventi della vita e, per Mimì, una malattia implacabile. Amanti e amici si incontreranno di nuovo nella vecchia soffitta, ma niente sarà più come prima, la giovinezza è finita, Mimì è tornata per morire tra le braccia di Rodolfo. Musicalmente la partitura è tutta un susseguirsi di arie e duetti celebri, dall’aria di Rodolfo «Che gelida manina» a quella di Mimì «Sì mi chiamano Mimì» al valzer di Musetta «Quando m’en vo’», al duetto «O soave fanciulla» cantato da Rodolfo e Mimì a chiusura del primo atto, ma anche a quella del basso Colline che si separa dalla sua «Vecchia zimarra». Un profluvio di arie immortali per incorniciare una storia che da sempre suscita nel pubblico un incantamento emotivo che non conosce declino.

Ingresso libero fino ad esaurimento di posti disponibili.

Consigliata la prenotazione (indicando nome, cognome e recapito telefonico) all’indirizzo di posta elettronica info@amiciliricaviozzi.it

Palazzo Gopcevich

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