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Gli inni italiano e austriaco

Conversazione di Fabio Pirona

In collaborazione con l’Associazione Italia-Austria
Lunedì 12 dicembre 2022
ore 17.30
Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”
Palazzo Gopcevich

«Gli inni italiano e austriaco» è il titolo della conversazione di Fabio Pirona in calendario lunedì 12 dicembre 2022 alle ore 17.30, per il cartellone dei «Lunedì dello Schmidl», a cura di Stefano Bianchi, presso la Sala “Bobi Bazlen” al piano terra di Palazzo Gopcevich, nel segno della collaborazione tra il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” e la Sezione Friuli Venezia Giulia dell’Associazione Italia-Austria.

Quello proposto da Fabio Pirona è un viaggio musicale nell’ambiente culturale e nelle società nelle quali sono nati i due inni austriaci e il «Canto degli Italiani», con molti esempi musicali, rare versioni e curiosità storiche della Trieste fra l’Impero Austroungarico e il passaggio all’Italia.

Franz Joseph Haydn nel 1797 aveva composto una melodia in omaggio all’imperatore d’Austria Francesco I. Il testo recitava «Dio conservi Franz, l’imperatore, il nostro buon imperatore Franz». Alla morte di Francesco I, il testo venne modificato in «Dio conservi il nostro imperatore». Poi altri eventi storici intervennero sulla scelta dell’inno austriaco e sul suo testo: la caduta dell’Impero, il nazismo, la Seconda Guerra Mondiale. Oggi sulla base musicale della composizione di Haydn viene cantato «Das Lied der Deutschen», inno della Repubblica Federale Tedesca, mentre in Austria nel secondo dopoguerra, a seguito delle vicende connesse al nazismo, che avevano compromesso la musica di Haydn, il governo scelse una melodia attribuita a Mozart e indisse un concorso nazionale per selezionare il testo ufficiale. Il concorso venne vinto da Paula von Preradović, poetessa di origini croate e dell’antica nobiltà viennese, il cui componimento «Land der Berge, Land am Strome» è dal 25 febbraio 1947 il testo ufficiale dell’inno nazionale austriaco.

Sull’altro fronte, al raggiungimento dell’unità d’Italia nel 1861, l’inno adottato dai Savoia fu la Marcia Reale. Il «Canto degli Italiani» era infatti considerato inadatto alla situazione politica dell’epoca: «Fratelli d’Italia», di chiara connotazione repubblicana e giacobina, mal si conciliava con l’esito del Risorgimento, che fu di stampo monarchico. Il «Canto degli Italiani», conosciuto anche come «Inno di Mameli», era infatti un canto risorgimentale scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847. Quando il «Canto degli Italiani» diventò popolare, le autorità sabaude censurarono la quinta strofa, estremamente dura con gli austriaci; tuttavia dopo la dichiarazione di guerra all’Austria e l’inizio della Prima Guerra d’Indipendenza, i soldati e le bande militari sabaude lo eseguivano così frequentemente che re Carlo Alberto fu costretto a ritirare ogni censura. L’inno era infatti diffusissimo, soprattutto tra le file dei volontari repubblicani. Bisognerà quindi attendere la Repubblica, nata alla fine della seconda guerra mondiale, ed esattamente il 12 ottobre 1946, perché il «Canto degli Italiani» sia scelto quale inno nazionale provvisorio, fino a giungere alla legge 181 del 4 dicembre 2017, che ha dato al «Canto degli Italiani» lo stutus di inno nazionale de jure.

Palazzo Gopcevich

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