Omaggio a Omero Antonutti: Tavola rotonda nel novantesimo anniversario della nascita

Uno scorcio della mostra «Il tempo di Omero. Voce, corpo e sguardo di Antonutti» allestita quest’estate nella sede del Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”



È dedicato a Omero Antonutti (1935-2019) l’appuntamento di lunedì 1 dicembre 2025, alle ore 17.30, alla Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich (Via Rossini 4), per il cartellone dei «Lunedì dello Schmidl», il ciclo di incontri e approfondimenti a cura di Stefano Bianchi che il Museo Teatrale da vent’anni offre al pubblico dei cultori della musica e del teatro.

Nella ricorrenza del novantesimo anniversario della nascita del grande attore teatrale, cinematografico e televisivo, nonché celebre doppiatore, friulano d’origine e triestino d’adozione, è stata allestita la scorsa estate nella sede nel Museo la mostra «Il tempo di Omero. Voce, corpo, sguardo di Antonutti», realizzata dall’Associazione Casa del Cinema, con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, in co-organizzazione con il Comune di Trieste e in collaborazione con l’Associazione Culturale Omero Antonutti.

L’appuntamento di lunedì sarà l’occasione per sfogliare il catalogo della mostra con chi l’ha ideata e curata. Introdotti da Stefano Bianchi, intervengono Franco Però, Daniele Terzoli, Paolo Quazzolo, Massimiliano Spanu e Graziella Moreale Antonutti.

Formatosi all’Accademia d’Arte Drammatica annessa al Teatro Stabile ‘Città di Trieste’, dopo il debutto nel 1959 con un ruolo in L’ispettore generale di Gogol, Omero Antonutti prende parte alla messinscena di alcuni spettacoli memorabili come il goldoniano Arlecchino servitore di due padroni con la regia di Fulvio Tolusso (1961), La dodicesima notte di Shakespeare, diretto da Giovanni Poli (1961), Un marito di Italo Svevo diretto da Sandro Bolchi (1962).

Nel 1962 inizia una lunga collaborazione con il Teatro Stabile di Genova diretto da Ivo Chiesa, sotto la regia di Luigi Squarzina; sarà protagonista di spettacoli fondamentali per la storia del teatro italiano del dopoguerra, assieme ad attori del calibro di Lina Volonghi o Alberto Lionello, quali I due gemelli veneziani di Goldoni (1963); La coscienza di Zeno (1964) e Il fu Mattia Pascal (1974), entrambi nella riduzione di Tullio Kezich; Ciascuno a suo modo di Pirandello (1964); Baccanti di Euripide (1968); Una delle ultime sere di carnovale di Goldoni (1968); e soprattutto Cinque giorni al porto di Luigi Squarzina (1969), una celebre edizione dei Rusteghi goldoniani (1969), Madre Courage di Bertolt Brecht (1970). Gli ultimi spettacoli teatrali vedono Antonutti impegnato con Luca Ronconi nell’allestimento di due testi ibseniani: L’anitra selvatica (1977) e John Gabriel Borkman (1982), quest’ultimo per la Rai.

Al cinema esordisce nel film Le piacevoli notti (1966) di Armando Crispino, al fianco di Vittorio Gassman, Gina Lollobrigida e Ugo Tognazzi; negli anni Settanta interpreta ruoli significativi in titoli come La donna della domenica (1975) di Luigi Comencini e Anno uno di Roberto Rossellini. La consacrazione sul grande schermo avviene nel 1977 con Padre Padrone dei fratelli Taviani, Palma d’Oro al Festival di Cannes; la collaborazione con i due registi toscani proseguirà con La notte di San Lorenzo (1982), Kaos (1984), Good Morning Babilonia (1987). Dopo il riscontro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1980 con il monumentale Alessandro il Grande di Theo Angelopoulos, la sua parabola prosegue sulle scene internazionali, e in particolare in Spagna, con film importanti come El Sur (1983) di Victor Erice, El Dorado (A peso d’oro, 1988) di Carlos Saura, El maestro de esgrima (Il maestro di scherma, 1992) di Pedro Olea. In Svizzera, per il regista Villi Herman, è protagonista in Matlosa (1981) e Bankomatt (1989). In Italia è spesso coinvolto in ruoli intensi e drammatici in film di impegno civile: riveste i panni del faccendiere Michele Sindona in Un eroe borghese (1995) di Michele Placido; del banchiere Roberto Calvi in I banchieri di Dio – Il caso Calvi (2002) di Giuseppe Ferrara; del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat in Romanzo di una strage (2012) di Marco Tullio Giordana; del padre di Craxi in Hammamet (2020) di Gianni Amelio.

Fortissimo è inoltre il suo legame con il territorio, che nel corso degli anni lo ha visto recitare nell’opera televisiva L’isola (1983) di Pino Passalacqua, tratto da un racconto di Giani Stuparich (realizzato con la consulenza di Callisto Cosulich, vede per la prima volta Antonutti recitare in dialetto triestino sullo schermo); in La frontiera (1996), girato nel Quarnero per la regia di Franco Giraldi; e in La ragazza del lago (2007) di Andrea Molaioli, ambientato sulle sponde dei laghi di Fusine. Gli anni Duemila vedono nella carriera di Antonutti un ampio intreccio di attività tra schermi e palcoscenici. Tra le principali, Opera 1999, con il complesso musicale di Goran Bregović; Oedipus Rex di Cocteau al Teatro dell’Opera di Roma (2005) con la regia di Squarzina; la serata Omaggio a Pasolini (2015), per il quarantennale della scomparsa dello scrittore friulano, documentata in un CD Decca. Fondamentale la sua presenza in spettacoli quali La memoria dell’offesa (1995) di Renato Sarti, realizzato alla Risiera di San Sabba di Trieste al fianco di Giorgio Strehler, o Genius loci (2016) prodotto dallo Stabile del Friuli Venezia Giulia nell’anniversario del terremoto del Friuli. È più volte protagonista al Mittelfest di Cividale del Friuli, in Danubio di Claudio Magris con la regia di Giorgio Pressburger (1997); Eclisse totale di Pia Fontana, con la regia di Franco Però (2009); Strolic su testi di Piero Zorutti (2013).

L’ingresso alla manifestazione è libero libero fino ad esaurimento di posti disponibili.

Palazzo Gopcevich

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