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Otello

Lunedì 31 ottobre 2022, alle ore 17.30, per la rassegna dei «Lunedì dello Schmidl» alla Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich (Via Rossini 4) è dedicato a «Otello» di Giuseppe Verdi l’appuntamento FUORI SCENA, prima tappa del nuovo ciclo di guide all’ascolto delle opere in cartellone al Teatro Verdi di Trieste. L’iniziativa si svolge nel segno della consolidata collaborazione tra il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” e la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.

L’opera, nella produzione firmata da Giulio Ciabatti e nell’allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, apre la Stagione Lirica 2022-2023 e sarà in scena dal 4 al 15 novembre al “Verdi” di Trieste. Si alterneranno sul podio alla direzione musicale il Maestro Daniel Oren (4, 5, 15/XI) e il Maestro Francesco Ivan Ciampa (8, 10, 13/XI), maestro del Coro Paolo Longo.

Allo “Schmidl” sarà la musicologa Sara Zupančič a raccontare l’opera del compositore di Busseto, avvalendosi anche di esempi musicali e video.

Completato negli ultimi giorni del 1886, l’«Otello» andò trionfalmente in scena alla Scala di Milano il 5 febbraio 1887. Era la penultima opera di Giuseppe Verdi e, assieme al successivo «Falstaff» (1893), è un capolavoro assoluto, non più inquadrabile nelle coordinate storiche dell’epoca.

A Trieste, l’opera va in scena per la prima volta lunedì 25 marzo 1889 al Teatro Comunale, con Giovan Battista De Negri nel ruolo del titolo. È un autentico trionfo. Scrive sul quotidiano «L’Indipendente» il critico musicale Gian Giacomo Manzutti: «L’ovazione fragorosa, calda, interminabile che spontanea risuonò in tutto il teatro al grido di “Viva Verdi” richiamava alla memoria dei più vecchi quanto vittorioso echeggiasse questo nome al trionfare di altri lavori dove trascorre la sua ala di genio. […] Era viva la curiosità nel conoscere come venisse qui accetta l’ultima opera di Verdi, e ne constatiamo il trionfo. Trionfo di sorpresa, di meraviglia innanzi allo splendor di una musica che incatena, che soggioga con la sua potenza».

L’«Otello» da un lato risponde a quelle sollecitazioni culturali e stilistico-musicali che, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta dell’Ottocento, spinsero Verdi ad ampliare gli orizzonti dell’opera italiana verso standard europei, dall’altro costituisce un punto d’arrivo nell’evoluzione creativa del compositore. Grazie anche alle provocatorie novità stilistiche introdotte dal geniale librettista, Arrigo Boito, Verdi rivestì la ben nota vicenda shakespeariana d’amore e gelosia con una musica altrettanto originale. In essa il musicista sperimentò il principio strutturale della forma ‘aperta’ dal decorso sonoro estremamente duttile, dove frammenti motivici formano la trama di un percorso melodico continuo e cangiante, capace di accompagnare l’azione e la psicologia dei personaggi con fulminea intensità e aderenza. All’origine di Otello c’è l’odio, motore che muove una delle più famose vicende raccontate a teatro. E’ solo l’odio, il feroce accanimento distruttivo di Jago verso Otello, che rende il maleficio ancor più ributtante a causa del velo di ipocrisia che ammanta il suo piano diabolico. L’opera è un continuo di sorprese, pagine corali di grande impatto, arie e duetti, come quello del finale del I° atto «Già nella notte densa» in cui i due sposi Otello e Desdemona rievocano le origini del loro amore. Per non parlare del terribile «Credo» blasfemo in cui Jago professa i fondamenti del proprio agire: «Credo in un Dio crudel che m’ha creato». Fino alla «Canzone del salice» intonata da Desdemona e la tragica fine dei due protagonisti.

Interpreti dell’opera al Verdi di Trieste saranno Arsen Soghomonyan (4, 8, 13, 15/XI) e Mikheil Sheshaberidze (5, 10/XI) nel ruolo del titolo, Lianna Haroutounian (4, 8, 13, 15/XI) e Salome Jicia (5, 10/XI) nel ruolo di Desdemona, mentre Jago sarà interpretato da Roman Burdenko (4, 8, 10, 13/XI) e da Elia Fabbian (5, 15/XI). Negli altri ruoli Cassio: Mario Bahg, Emilia: Marina Ogii, Lodovico: Giovanni Battista Parodi, Roderigo: Enzo Peroni, Montano: Fulvio Valenti, Un araldo: Giuliano Pelizon (4, 8, 15/XI) e Damiano Locatelli (5, 10, 13/XI). Con la partecipazione del Coro I Piccoli Cantori della città di Trieste diretti dal M° Cristina Semeraro.

Ingresso libero fino ad esaurimento di posti disponibili.

Consigliata la prenotazione (indicando nome, cognome e recapito telefonico) all’indirizzo di posta elettronica info@amiciliricaviozzi.it

Palazzo Gopcevich

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