Lunedì 12 maggio 2025 alle ore 17.30, è dedicato a Rigoletto di Giuseppe Verdi il sesto appuntamento con «Fuori Scena», il ciclo di guide all’ascolto delle opere in scena al Teatro Verdi di Trieste nell’ambito del cartellone dei «Lunedì dello Schmidl», la rassegna di approfondimenti a cura di Stefano Bianchi che il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” da un quasi un ventennio offre sulle proprie collezioni al pubblico dei cultori della musica e del teatro. L’iniziativa si svolge nel segno della consolidata collaborazione tra il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” e la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.
L’opera, nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste di cui Vivien Hewitt firma la regia, sarà in scena dal 16 al 25 maggio al “Verdi” di Trieste. Sul podio il Maestro Concertatore e Direttore Daniel Oren, maestro del Coro Paolo Longo.
Sarà il musicologo Paolo Di Nicola, un gradito ritorno a Trieste, a raccontare questo grande capolavoro del compositore di Busseto anche col supporto di registrazioni audio e video.
«Rigoletto», melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave dal dramma «Le roi s’amuse» di Victor Hugo su musiche di Giuseppe Verdi ebbe la prima rappresentazione assoluta al Teatro La Fenice di Venezia l’11 marzo 1851 e da allora è uno dei titoli di repertorio più popolari ed eseguiti.
Così anche a Trieste, dove «Rigoletto», apparve sulle scene del Teatro Grande (l’attuale Teatro Verdi), nell’autunno di quello stesso 1851, per farvi ritorno l’anno dopo e quello successivo. In quel solo teatro si contano fino ad oggi 29 allestimenti (l’ultimo, in ordine di tempo, nel 2022), ma l’opera ebbe numerose rappresentazioni anche negli altri teatri triestini sede di stagioni operistiche tra Otto e Novecento.
Nel 1850 Verdi ebbe non poche difficoltà a farne accettare il soggetto, perché le varie censure associavano alla trama del dramma di Hugo una «ributtante immoralità ed oscena trivialità». Alla fine, Piave e Verdi riuscirono almeno a salvare la gobba piazzata dal drammaturgo francese sulla schiena del buffone Triboulet. La deformità fisica vuole infatti simboleggiare quella morale del protagonista, consentendo allo spettatore di comprendere immediatamente uno dei presupposti della trama. Ne scaturì una delle tragedie verdiane più grandi, che corre rapida, ricchissima di arie divenute immediatamente famose, da «Questa o quella per me pari sono» (Duca) al duetto tra Rigoletto e Gilda «Figlia! Mio padre!», dall’aria di Gilda «Gualtier Maldè… Caro nome» al famosissimo «Cortigiani, vil razza dannata» di Rigoletto fino agli evergreen dell’inossidabile Duca «La donna è mobile» e «Bella figlia dell’amore», in un tourbillon musicale, coerente ed implacabile fino al gran finale.
Ingresso libero fino ad esaurimento di posti disponibili.
Consigliata la prenotazione (indicando nome, cognome e recapito telefonico) all’indirizzo di posta elettronica info@amiciliricaviozzi.it

Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, MA TV 10/101 inv. 41997