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Cenerentola

a cura dell’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi”

Lunedì 22 aprile 2024
Ore 17.30
Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”

Palazzo Gopcevich
Via Rossini, 4 – Trieste

Giuditta Pasta, prima interprete di Cenerentola a Trieste, il 20 gennaio 1820 Civico Museo Teatrale "Carlo Schmidl" (Stampe NR 1/209)
Giuditta Pasta, prima interprete di Cenerentola a Trieste, il 20 gennaio 1820 Civico Museo Teatrale "Carlo Schmidl" (Stampe NR 1/209)

 Lunedì 22 aprile 2024 alle ore 17.30, è dedicato a «Cenerentola» di Gioachino Rossini il sesto appuntamento con «FUORI SCENA», il ciclo di guide all’ascolto delle opere in scena al Teatro Verdi di Trieste nell’ambito del cartellone dei «Lunedì dello Schmidl», la rassegna di approfondimenti a cura di Stefano Bianchi che il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” da oltre un quindicennio offre sulle proprie collezioni al pubblico dei cultori della musica e del teatro. L’iniziativa si svolge nel segno della consolidata collaborazione tra il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” e la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.

L’opera, nella produzione firmata da Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi per l’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, con scene e costumi ispirati all’allestimento di Emanuele Luzzati, sarà in scena dal 26 aprile al 5 maggio al “Verdi” di Trieste. Sul podio il Maestro Concertatore e Direttore Enrico Calesso, maestro del Coro Paolo Longo.

Allo “Schmidl” sarà la giornalista Sara Del Sal a raccontare «Cenerentola», col supporto di esempi musicali e video.

Il dramma giocoso in due atti «La Cenerentola, ossia La Bontà in trionfo» di Gioachino Rossini fu rappresentata per la prima volta al Teatro Valle di Roma il 25 gennaio 1817.

A Trieste l’opera ebbe la sua prima rappresentazione al Teatro Nuovo il 20 gennaio del 1820, a tre anni esatti dalla première romana, con Giuditta Pasta nei panni della protagonista. Tra gli spettatori della Cenerentola rossiniana a Trieste siede Stendhal, che ricorda: «Ho ascoltato la Cenerentola per la prima volta a Trieste; era divinamente cantata dalla signora Pasta, spumeggiante nella parte di Cenerentola quanto è tragica in quella di Romeo; da Zucchelli del quale il pubblico di Parigi non apprezza abbastanza la voce pura e magnifica, infine dal delizioso buffo Paccini. È difficile vedere un’opera meglio allestita. Anche il pubblico di Trieste la pensò così, dal momento che, invece di trenta rappresentazioni – tante doveva darne la signora Pasta – ne richiese cento».

A questo primo allestimento triestino, ne avrebbero fatto seguito ulteriori diciannove; ultimo in ordine di tempo quello dell’aprile 2016.

Giacomo Ferretti aveva tratto il libretto da «Cendrillon ou la petite pantoufle» di Charles Perrault, con elementi da «Cendrillon» di Charles-Guillaume Etienne e «Agatina, o la Virtù premiata» di Felice Romani. Così il librettista ricorda nelle sue Memorie la notte in cui Rossini decise di porre in musica quella favola: «Stanco dal proporre e mezzo cascante dal sonno, sibilai in mezzo a uno sbadiglio: “Cendrillon”. Rossini che, per esser meglio concentrato, si era posto a letto, rizzatosi su come il Farinata dell’Alighieri: “Avresti tu core scrivermi Cendrillon?”, mi disse: ed io a lui di rimando: “E tu di metterla in musica?”, ed egli:”Quando il programma?”, ed io “…a dispetto del sonno, domani mattina”, e Rossini: “Buona notte!”».

Mancavano due giorni al Natale 1816 e il compositore, che si era impegnato col Valle di Roma a scrivere un’opera nuova per il carnevale, era in difficoltà perché la censura pontificia gli aveva bocciato la licenziosa «Ninetta alla corte». In quella ‘tempestosa’ notte la scelta cadde sulla celeberrima fiaba di Perrault, uno dei miti più diffusi al mondo. Le trasformazioni e il riscatto sociale di un’innocente fanciulla sono infatti narrati, oltre che nella celebre versione dei fratelli Grimm, anche in fiabe greche, egizie e cinesi. Rossini e Ferretti eliminarono dal racconto le implicazioni magiche e fiabesche: nell’opera non appare il fondamentale personaggio della fata, né l’incantesimo che permette a Cenerentola di presentarsi al ballo magnificamente vestita. Non c’è neanche menzione della promessa che costringe la fanciulla a fuggire, allo scoccare della mezzanotte, dalle braccia del principe perdendo la fatale scarpetta che qui viene sostituita da uno «smaniglio», un braccialetto che Cenerentola, forse non senza malizia, affida al principe affinché la possa più facilmente ritrovare. «Cenerentola» offre vertiginose pagine musicali ricche dei famosi “crescendo”rossiniani e di ironicissimi “sillabati”.

Ingresso libero fino ad esaurimento di posti disponibili.

Consigliata la prenotazione (indicando nome, cognome e recapito telefonico) all’indirizzo di posta elettronica info@amiciliricaviozzi.it

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