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Cesare Barison a cinquant’anni dalla morte

Conversazione di Stefano Bianchi e Massimo Favento
Lunedì 8 aprile 2024 Ore 17.30

È dedicato a Cesare Barison, grande protagonista della vita musicale triestina  novecentesca, l’appuntamento in calendario lunedì 8 aprile 2024 alle ore 17.30, alla Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich (Via Rossini, 4), nell’ambito del cartellone dei «Lunedì dello Schmidl», il ciclo di approfondimenti che il Museo Teatrale da oltre un quindicennio offre sulle proprie collezioni al pubblico dei cultori della musica e del teatro.

A delinearne la figura di violinista, didatta, compositore e operatore culturale saranno Stefano Bianchi, Conservatore dello Schmidl, e Massimo Favento, violoncellista e docente al Conservatorio di Trento.

Nato a Venezia il 1° gennaio 1885, Cesare Barison è a Trieste fin dalla più tenera età. Qui brucia le tappe della sua formazione violinistica sotto la guida di Arturo Vram, per perfezionarsi successivamente, dopo un’audizione con Váša Příhoda, a Praga, alla scuola di Otakar Ševčík.

Poco più che ventenne, è già all’apice di un carriera internazionale che lo porta e esibirsi a Budapest, Vienna, Montecarlo, in Egitto, in Messico, a Cuba. All’attività di violinista affianca quella di compositore e di revisore di grandi compositori italiani dell’epoca barocca: Giuseppe Tartini, Pietro Locatelli, Arcangelo Corelli, Pietro Nardini (molte delle sue composizioni e revisioni sono edite da Carlo Schmidl). Nonché quella di didatta: la sua «Tecnica superiore del violino», edita da Carish in due volumi, sarà salutata con entusiasmo da David Oistrakh, al punto che il grande violinista russo la utilizzerà quale ‘libro di testo’ per le sue lezioni al Conservatorio di Mosca.

Negli anni del Governo Militare Alleato (1945-1954), Cesare Barison è Sovrintendente del Teatro Verdi. È grazie alla sua competenza, al suo entusiasmo e alla sua ‘visione’ che il Verdi vive una delle sue stagioni memorabili: da Trieste Herbert von Karajan spicca il volo di una carriera direttoriale destinata a entrare nel mito; vanno in scena – tardivamente!- per la prima volta a Trieste opere fondamentali quali «Fidelio» di Beethoven e «Pélleas et Mélisande» di Claude Debussy; un’attenzione particolare è dedicata ai compositori delle nostre terre, con la ‘trilogia’ smaregliana costituita da «Nozze istriane», «Falena» e «Oceana» e la prima assoluta del «Trittico» di Antonio Illersberg. Trieste ha l’onore e il merito di essere il palcoscenico di prime nazionali di opere di grandi autori del Novecento quali Aaron Copland, Goffredo Petrassi, Arthur Honegger e Paul Hindemith. Per non parlare di una produzione del «Ring» wagneriano e di una indimenticabile «Norma» di Bellini nel novembre del 1953 con Maria Callas nel ruolo del titolo.

Protagonista e testimone di un’epoca, conclusa la sua carriera di violinista con una memorabile esecuzione del Concerto di Brahms al Teatro Verdi con Ernest Ansermet sul podio, negli ultimi mesi della sua vita (muore a Trieste il 14 aprile 1974), Cesare Barison consegna alle Edizioni Lint un affettuoso omaggio alla sua «Trieste. Città musicalissima», in cui ripercorre le tappe di un’avventura musicale che prende le mosse dal 1801, anno di inaugurazione di quel Teatro Nuovo destinato ad essere intitolato a Giuseppe Verdi il giorno stesso della sua scomparsa (27 gennaio 1901).

L’incontro di lunedì 8 aprile, al quale sarà presente Giannina Goldstein, nipote di Cesare Barison, sarà l’occasione per presentare in anteprima la registrazione discografica per l’etichetta Alicus Classic delle composizioni per violino e pianoforte di Barison, nell’interpretazione di Fabrizio Falasca al violino e Lorenzo Cossi al pianoforte.

L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Nella foto
Giuseppe Barison, Ritratto di Cesare Barison (1907)
Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, inv. 1/10

Palazzo Gopcevich

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