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“Il Divino Musicale” e “L’Umano Borghese” di Guido Cimoso

Conversazione con ascolti  di Corrado Maurel e Massimo Favento

Lunedì 13 novembre 2023 ore 17.30

È dedicata al compositore Guido Cimoso (Vicenza, 1804 – Trieste, 1878) la conversazione di Corrado Maurel e Massimo Favento, in calendario lunedì 13 novembre 2023  alle ore 17.30, presso la Sala “Bobi Bazlen” al piano terra di Palazzo Gopcevich, nell’ambito del cartellone dei «Lunedì dello Schmidl», il ciclo di approfondimenti a cura di Stefano Bianchi che il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” da oltre un quindicennio offre sulle proprie collezioni al pubblico dei cultori della musica e del teatro.

«Come San Giovanni con l’Apocalisse, come Dante nella Divina Commedia, come Michelangelo con la Cappella Sistina, così anche Guido Cimoso, musicista esperto e attivo tra chiesa, teatro e scuola nella Trieste della seconda metà dell’800, affrontò il grande tema della fine del mondo e del sommo giudizio» spiega Massimo Favento.

Dopo circa centocinquant’anni d’oblio, l’Associazione Lumen Harmonicum, in collaborazione con l’Associazione Studio Blu e con il contributo della Fondazione Filantropica “Ananian” di Trieste, presenta in prima registrazione assoluta due affascinanti partiture dimenticate della Hausmusik triestina ottocentesca, che Cimoso, con l’eleganza e l’umiltà di un laborioso artigiano dei suoni, aveva intitolato «Il Finimondo – Il Giudizio Universale – L’Eternità», ovvero «Il Divino Musicale» (1870) e «L’Uomo, considerato nelle passioni del Malvagio, e ne’ sentimento del Giusto», ossia «L’Umano Borghese» (1874).

Opere di respiro complesso ed articolato, questi due “Grandi Studi” di Guido Cimoso, organista principale della Cattedrale di San Giusto, rappresentano con molta probabilità un unicum nella cultura musicale europea dell’800, una lunga e ben argomentata speculazione filosofico-musicale sul Divino e sull’Umano. Da qui, la scelta del Lumen Harmonicum di intitolare il tutto “Dittico Triestino”, mettendo in evidenza anche il contesto in cui Cimoso si trovò a concepire questo duplice affresco  musicale per i frequentatori dei salotti culturali, nobiliari e borghesi, della Trieste della seconda metà dell’Ottocento.

Al di là della particolare originalità musicale, il “Dittico Triestino”, osserva ancora Favento, «si rivela quale preziosa e concreta testimonianza delle positive interazioni che si instaurarono a Trieste tra il mondo dell’arte, le comunità nazionali e gli ambienti religiosi più varii, tutti soggetti che, nel cosmopolitismo che si stava allora creando in riva all’Adriatico, trovarono la miglior forza propulsiva per un futuro culturale più che mai promettente».

Struttura di produzione artistica per la valorizzazione di partiture musicali e teatrali delle nostre terre, sia di repertorio che di prima esecuzione, il Lumen Harmonicum, attivo in Italia e all’estero dal 1995, prosegue con questo progetto il suo cammino alla ri-scoperta di autori poco noti o dimenticati.

L’ingresso alla manifestazione è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Palazzo Gopcevich

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